PATRES
di Saverio Tavano
con Dario Natale e Gianluca Vetromilo
regia Saverio Tavano
Una produzione Residenza Teatrale Ligeia Lamezia Terme/Scenari Visibili con il supporto della Regione Calabria
Miglior spettacolo festival Inventaria 2014
Premio contro le mafie del MEI 2014
Secondo premio al Festival Teatrale di Resistenza Museo Cervi
Patres nasce dall'intento di analizzare il rapporto tra padri e figli, intendendo la figura genitoriale come un riferimento ad ampio raggio. ...
Questo è il tempo dell'assenza del padre, una figura che ha sempre avuto l'atavico compito di trasmettere la conoscenza, la memoria del passato.
Non esistono più padri politici, padri spirituali, padri maestri; latitano o sono divenuti compagni di gioco dei loro figli. I figli tentano invano di colmare questa mancanza, in una condizione di attesa, di sospensione, di impasse. Siamo tutti figli in attesa... aspettiamo.
Un giovane Telemaco di Calabria attende da anni il ritorno di suo padre, paralizzato dall'attesa, davanti all’orizzonte che può solo immaginare dal buio della sua cecità, attende su una spiaggia bagnata dal Mar Tirreno, mette le mani avanti per vedere l’orizzonte, si rivolge verso il mare e aspetta che questo padre ritorni. È il mare che scandisce e accompagna la vita di questo figlio incapace di vedere come di andare, in attesa di un padre che invece non è in grado di restare/tornare a casa, in una terra ostile. Un “Pater” che lega il figlio ad una corda perché altrimenti potrebbe perdersi, incapace di stargli accanto, non ritrova il coraggio della testimonianza e la forza della trasmissione.
Telemaco dalla lunga attesa, non aspetta un Godot, aspetta realmente qualcuno e l’attesa è dinamica, come un'erranza, un rischio.
Goethe afferma che l'eredità sta in un movimento di riconquista, vero erede è un orfano a cui nessuno garantirà nulla. Ereditiamo il niente, ma non proveniamo dal niente, occorre quindi recuperare il nostro scarto col passato.
Capienza limitata - Si consiglia di prenotare - Info 347.2273893 - microteatro.dam@gmail.com
Questo è il tempo dell'assenza del padre, una figura che ha sempre avuto l'atavico compito di trasmettere la conoscenza, la memoria del passato.
Non esistono più padri politici, padri spirituali, padri maestri; latitano o sono divenuti compagni di gioco dei loro figli. I figli tentano invano di colmare questa mancanza, in una condizione di attesa, di sospensione, di impasse. Siamo tutti figli in attesa... aspettiamo.
Un giovane Telemaco di Calabria attende da anni il ritorno di suo padre, paralizzato dall'attesa, davanti all’orizzonte che può solo immaginare dal buio della sua cecità, attende su una spiaggia bagnata dal Mar Tirreno, mette le mani avanti per vedere l’orizzonte, si rivolge verso il mare e aspetta che questo padre ritorni. È il mare che scandisce e accompagna la vita di questo figlio incapace di vedere come di andare, in attesa di un padre che invece non è in grado di restare/tornare a casa, in una terra ostile. Un “Pater” che lega il figlio ad una corda perché altrimenti potrebbe perdersi, incapace di stargli accanto, non ritrova il coraggio della testimonianza e la forza della trasmissione.
Telemaco dalla lunga attesa, non aspetta un Godot, aspetta realmente qualcuno e l’attesa è dinamica, come un'erranza, un rischio.
Goethe afferma che l'eredità sta in un movimento di riconquista, vero erede è un orfano a cui nessuno garantirà nulla. Ereditiamo il niente, ma non proveniamo dal niente, occorre quindi recuperare il nostro scarto col passato.
Capienza limitata - Si consiglia di prenotare - Info 347.2273893 - microteatro.dam@gmail.com