pagine

giovedì 20 marzo 2008

Rassegna di film sul Sessantotto


Una rassegna cinematografica sul '68, anno della rivolta giovanile, in primis studentesca ma anche operaia, che ha influenzato tutta la società italiana fin dentro i suoi costumi di vita, si assume il difficile compito di evocare attraverso le immagini la portata storica, politica e culturale di un intero decennio di mutamenti sociali, che va sotto il nome di Sessantotto, ma che in Italia, a differenza che in Germania o in Francia, divenne un'onda lunga dieci anni. A cimentarsi in questa impresa è l'Associazione Culturale Entropia, non nuova in verità a questo tipo di sfide, con una bella iniziativa dal titolo “L'anno che ritorna”, realizzata in collaborazione con lo spazio sociale Filorosso dell'Unical e il centro sociale Bruno di Trento. Tredici film e un documentario, tutte produzioni italiane, proiettati su grande schermo nella sala cineteatro del DAM - Edificio Polifunzionale dell'Università della Calabria, a partire da giovedì 27 marzo, ogni settimana fino a maggio.
In occasione del 40° anniversario del Sessantotto, forse il cinema - prima che i libri - può restituire la profondità di una “rivoluzione” vicina nel tempo ma così lontana dalle nuove generazioni che ne hanno ereditato libertà ed emancipazione senza alcuna consapevolezza. Lo stesso titolo “L'anno che ritorna” sembra essere un auspicio, verso un risveglio dell'ambiente studentesco, all'epoca protagonista e motore della storia ed oggi silente ed appiattito da riforme e controriforme subite dalla scuola e dall'università.
La scelta dei film è indubbiamente parziale: in primo luogo sono film che amiamo e che appartengono alla grande stagione del cinema italiano lontana ormai anni luce; e sebbene alcuni dei registi siano tuttora operativi non hanno più realizzato opere della stessa bellezza e spessore. Si tratta di film piuttosto conosciuti, ma tutto sommato poco visti e che nell'insieme disegnano un quadro significativo degli anni '60, raccontando il clima di cambiamento e ribellione che ha avuto il suo fulcro nel 1968. La crisi della famiglia, l'emancipazione femminile, la libertà sessuale, il rapporto con la religione, la follia, la corruzione, il Sud, sono tutte tematiche che irrompono nel cinema degli anni Sessanta, specchio di una società in trasformazione, e che in questa rassegna trovano un filo conduttore.
Tale racconto, però, non ha nulla di didascalico, né di descrittivo in senso stretto.
I film “respirano la nuova aria” per così dire e ce la restituiscono intatta (esempi paradigmatici a questo proposito sono il film della Cavani e di Magni, che narrano addirittura di altre epoche, ma parlano al presente di allora e crediamo anche di oggi). Ci sono i registi dell'impegno, da Bertolucci a Bellocchio, ai fratelli Taviani, a Elio Petri. C'è il film di Monicelli candidato al Premio Oscar come miglior film straniero del 1968. E non poteva mancare il cinema pasoliniano né l'attore simbolo di una generazione, Gian Maria Volonté.
Ci sono infine alcune chicche. Una è sicuramente il documentario su Trento, città che ospita la storica facoltà di sociologia, la prima ad insorgere nel '68 accendendo la miccia della rivolta in tutti gli atenei italiani. Interessante operazione di sperimentazione linguistica, "Amore e rabbia" raccoglie invece cinque episodi in cui sono narrate altrettante parabole del Vangelo rivisitate in chiave moderna da cinque grandi registi: Carlo Lizzani, Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Jean-Luc Godard, Marco Bellocchio.
La rassegna, che si apre anche temporalmente con “Prima della rivoluzione”, film colto e ricco di letteratura, anticipatore del '68, si chiude con la retrospettiva del 1980 “Maledetti vi amerò”, di Marco Tullio Giordana, che è poi il primo vero film italiano sulla generazione del '68.