Otto lezioni per capire qualcosa di noi. Otto lezioni per imparare che siamo noi (io ed Elena) a dover ringraziare i ragazzi che hanno partecipato al corso.
Si scrive scrittura creativa ma si legge in altri modi (amicizia, fiducia, spogliarello pubblico delle sensazioni private. Fate un po’ voi). Quando Daniela mi ha proposto un laboratorio di scrittura creativa ero scettico, anni fa ne avevo tenuto uno presso l’oramai defunta aula occupata Zenith. Era andato bene? Uhm: Si e No. I partecipanti erano fantastici ma non erano usciti i racconti, solo degli scheletri di storie. Impalcature troppo fragili per reggere il peso di una trama. Ero io il problema: troppo giovane per controllare la mia espressione ed i miei racconti, non era proprio il caso mi cimentassi anche con quelli degli altri. Si trattò più che altro di un buon laboratorio di discussione circa la letteratura che ci piaceva. Torniamo a noi: ho accettato la proposta di Daniela, ma mi sono accorto subito che non sarei stato capace di sostenere il peso di un laboratorio. Ho chiamato quindi Elena Giorgiana Mirabelli (ex alunna della Scuola Holden di Torino nonché una delle teste che animano il bel progetto di COessenza) e le ho chiesto una mano per quel che riguarda lezioni e l’editing. Elena accettò, e più tardi invitò il Vostro umilissimo narratore a presenziare alcune lezioni di un corso che teneva lei (coptata dal Circolo Cabret, altra bella realtà di Cosenza) presso la Libreria Ubik.
Uno dei passaggi che preferisco del Giovane Holden di Salinger è quando parla del divertimento dell’andare “fuori tema”, direi che questo è stato un leit motiv del nostro corso. Inizialmente avevamo deciso di dare un argomento che tenesse i racconti, per così dire, “al guinzaglio”, il tema era (guardate un po’ che fantasia) “Raccontare l’UNICAL”. Presto ci siamo accorti che era castrante, che non era giusto (anche perchè dagli incipit ci arrivavano segnali nel verso opposto: stupende storie di Science Fiction, Horror atipici, storie “Natalizie” e Cactus antropomorfi. Un bel mix di sensazioni e fantasie insomma) limitare la creatività. Ed anche se alla fine ci sono dei racconti che (di striscio o in pieno) parlano dell’UNICAL, non si può certo dire che si tratti del tema predominante. Così, per il futuro, io ed Elena ci siamo giurati che non vincoleremo mai un laboratorio ad un unico argomento ( a meno che non ci offrano un sacco di soldi. Siamo parecchio sensibili alla questione!).
A che serve scrivere se è difficile pubblicare? Non so se qualcuno dei partecipanti mi ha fatto questa domanda durante il corso, non so nemmeno se sono capace di fornire una risposta sensata, però l’idea di Daniela di fare un’antologia (si, questa che state sfogliando, anche se ora state leggendo una brutta prefazione) mi è sembrata subito ottima. Alcuni dei partecipanti avevano già avuto esperienze di pubblicazioni, altri avevano scritto sempre e solo per il piacere di farlo. Per ognuno di loro, queste pagine, sono un premio meritatissimo per l’impegno (scrivere è un lavoraccio, devi evitare le ripetizioni, controllare gli avverbi, ogni tanto tagliare delle cose che ti sembravano stupende) che hanno strappato alle loro vite scandite, altrimenti, da studio ed attività lavorative. Qualcosa è andato storto? Si, qualcosa si: alcuni dei partecipanti non hanno pubblicato nulla, nonostante avessero idee validissime. Rimane questo piccolo problema, problema che ovvieremo nelle prossime uscite dell’antologia (Daniela ha in mente di farne una specie di testimonianza della comunità di scriventi che gravità attorno all’UNICAL) e nei prossimi laboratori. Ora godetevi la lettura e sostenete questi giovani (e meno giovani) esordienti (più o meno esordienti). La varietà è tanta, ci sono racconti umoristici e tristi. Short Stories e racconti lunghi. Ricordate: un bravo scrittore è (quasi sempre) un ottimo lettore. I partecipanti a questa raccolta sono ottimi lettori e, se doveste trovare, delle influenze manifeste non vi scandalizzate: i debiti alle proprie divinità vanno sempre onorati. Se, invece, vi dovesse capitare sotto gli occhi un refuso è colpa mia. Scrivetemi una mail e segnalatemeli. La prossima volta starò più attento. Vorrei ringraziare (oltre ad Elena, che non finirò mai di ringraziare) Rosella, che ha sopportato i miei editing notturni e non mi ha sbattuto fuori dalla stanza che condividiamo. La mia gatta Kalì che passeggiava sui fogli e mi regalava attimi di felina distrazione (facciamo che è colpa della gatta, per i refusi dico) e poi vorrei ringraziare Antonio Cristiano, amico carissimo che mi sostiene sempre e mi offre quello “sguardo pratico” che spesso mi manca. Buona lettura a voi tutti.
Michele Trotta
Si scrive scrittura creativa ma si legge in altri modi (amicizia, fiducia, spogliarello pubblico delle sensazioni private. Fate un po’ voi). Quando Daniela mi ha proposto un laboratorio di scrittura creativa ero scettico, anni fa ne avevo tenuto uno presso l’oramai defunta aula occupata Zenith. Era andato bene? Uhm: Si e No. I partecipanti erano fantastici ma non erano usciti i racconti, solo degli scheletri di storie. Impalcature troppo fragili per reggere il peso di una trama. Ero io il problema: troppo giovane per controllare la mia espressione ed i miei racconti, non era proprio il caso mi cimentassi anche con quelli degli altri. Si trattò più che altro di un buon laboratorio di discussione circa la letteratura che ci piaceva. Torniamo a noi: ho accettato la proposta di Daniela, ma mi sono accorto subito che non sarei stato capace di sostenere il peso di un laboratorio. Ho chiamato quindi Elena Giorgiana Mirabelli (ex alunna della Scuola Holden di Torino nonché una delle teste che animano il bel progetto di COessenza) e le ho chiesto una mano per quel che riguarda lezioni e l’editing. Elena accettò, e più tardi invitò il Vostro umilissimo narratore a presenziare alcune lezioni di un corso che teneva lei (coptata dal Circolo Cabret, altra bella realtà di Cosenza) presso la Libreria Ubik.
Uno dei passaggi che preferisco del Giovane Holden di Salinger è quando parla del divertimento dell’andare “fuori tema”, direi che questo è stato un leit motiv del nostro corso. Inizialmente avevamo deciso di dare un argomento che tenesse i racconti, per così dire, “al guinzaglio”, il tema era (guardate un po’ che fantasia) “Raccontare l’UNICAL”. Presto ci siamo accorti che era castrante, che non era giusto (anche perchè dagli incipit ci arrivavano segnali nel verso opposto: stupende storie di Science Fiction, Horror atipici, storie “Natalizie” e Cactus antropomorfi. Un bel mix di sensazioni e fantasie insomma) limitare la creatività. Ed anche se alla fine ci sono dei racconti che (di striscio o in pieno) parlano dell’UNICAL, non si può certo dire che si tratti del tema predominante. Così, per il futuro, io ed Elena ci siamo giurati che non vincoleremo mai un laboratorio ad un unico argomento ( a meno che non ci offrano un sacco di soldi. Siamo parecchio sensibili alla questione!).
A che serve scrivere se è difficile pubblicare? Non so se qualcuno dei partecipanti mi ha fatto questa domanda durante il corso, non so nemmeno se sono capace di fornire una risposta sensata, però l’idea di Daniela di fare un’antologia (si, questa che state sfogliando, anche se ora state leggendo una brutta prefazione) mi è sembrata subito ottima. Alcuni dei partecipanti avevano già avuto esperienze di pubblicazioni, altri avevano scritto sempre e solo per il piacere di farlo. Per ognuno di loro, queste pagine, sono un premio meritatissimo per l’impegno (scrivere è un lavoraccio, devi evitare le ripetizioni, controllare gli avverbi, ogni tanto tagliare delle cose che ti sembravano stupende) che hanno strappato alle loro vite scandite, altrimenti, da studio ed attività lavorative. Qualcosa è andato storto? Si, qualcosa si: alcuni dei partecipanti non hanno pubblicato nulla, nonostante avessero idee validissime. Rimane questo piccolo problema, problema che ovvieremo nelle prossime uscite dell’antologia (Daniela ha in mente di farne una specie di testimonianza della comunità di scriventi che gravità attorno all’UNICAL) e nei prossimi laboratori. Ora godetevi la lettura e sostenete questi giovani (e meno giovani) esordienti (più o meno esordienti). La varietà è tanta, ci sono racconti umoristici e tristi. Short Stories e racconti lunghi. Ricordate: un bravo scrittore è (quasi sempre) un ottimo lettore. I partecipanti a questa raccolta sono ottimi lettori e, se doveste trovare, delle influenze manifeste non vi scandalizzate: i debiti alle proprie divinità vanno sempre onorati. Se, invece, vi dovesse capitare sotto gli occhi un refuso è colpa mia. Scrivetemi una mail e segnalatemeli. La prossima volta starò più attento. Vorrei ringraziare (oltre ad Elena, che non finirò mai di ringraziare) Rosella, che ha sopportato i miei editing notturni e non mi ha sbattuto fuori dalla stanza che condividiamo. La mia gatta Kalì che passeggiava sui fogli e mi regalava attimi di felina distrazione (facciamo che è colpa della gatta, per i refusi dico) e poi vorrei ringraziare Antonio Cristiano, amico carissimo che mi sostiene sempre e mi offre quello “sguardo pratico” che spesso mi manca. Buona lettura a voi tutti.
Michele Trotta
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