Sarà inaugurata il prossimo mercoledì 15 maggio alle ore 17 presso il DAM (Ed. Polifunzionale UNICAL), in presenza del suo autore, la mostra fotografica di Gianclaudio Curia dal titolo "Trenta volte più Unical che rara". La mostra, organizzata dall'Associazione Culturale Entropia, resterà aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 18, fino alla fine del mese.
Di seguito, la presentazione a cura del Prof. Daniele Gambarara.
Gianclaudio Curia espone trenta foto dell’Università della
Calabria. Ogni singola immagine è di grande qualità tecnica e suggestiva, e
merita che ci si fermi davanti a lungo.
A percorrerle tutte, una dopo l’altra, mi sembra che ne
emerga una storia, e proverò qui a raccontarla brevemente.
Lei ha da poco compiuto quarant’anni. E’ molto bella. Le
persone che passando la incrociano girano la testa per continuare a guardarla.
Ha da sempre molti innamorati – dichiaro apertamente che io sono uno di questi.
Ma negli ultimi tempi in numero crescente essi se ne dicono delusi – e qui
invece io non sono fra quelli. Certo, chi l’ha conosciuta presto prova un
soprassalto di ammirazione nostalgica, di fronte alle foto di quando era
giovanissima e ribelle, e ostentava provocatoriamente tatuaggi irriverenti (qui
sono le prime dieci immagini). Secondo me, è la nostalgia per la nostra
gioventù, e non per la sua, che si esprime in questo rimpianto.
Qualcuno di voi ha l’impressione di aver già visto qualcuna
di queste foto? Ha ragione, perché sono già state oggetto di una mostra. Con
una differenza però: le ha viste in bianco e nero, perché per il loro autore il
colore della speranza è l’assenza di ogni colore, e quindi la possibilità di
immaginare le cose con i colori che noi vogliamo. Oggi il loro recuperato
colore ci avverte che quel tempo è finito.
Il fine di ogni organismo vivente è crescere e maturare. La
bellezza e la speranza della metamorfosi, dell’incipiente maturazione, qui sono
rappresentate nelle dieci foto centrali. Non a caso sono esse ora ad essere in
bianco e nero. Non sarà forse un caso neppure che siano le uniche in cui si
intravvedono figure umane. Ci mostrano
ciò che vede un innamorato quando dice: “Vedi, eravamo felici, e non lo
sapevamo, avevamo ancora speranza di un futuro di un altro colore”.
Ma in quell’ “ancora” si annida già il pensiero velenoso
dell’”oggi non più”. E le ultime dieci foto, che la raffigurano appunto come
lei è oggi, matura e conscia di esserlo, infatti no, non sono in bianco e nero,
e non sono abitate.
Non sono in bianco e nero, ma i suoi colori sono i suoi, e
sono indimenticabili. Il suo vero mascara spiazza e cancella i falsi sogni di
acqua e sapone di chi la vorrebbe incerta e plasmabile. Non esibisce più i suoi
tatuaggi, ma li ha conservati, se si sa dove sbirciare. E non vi sono persone,
perché i suoi nuovi innamorati devono ancora arrivare. Gli innamorati vecchi e
delusi si sono allontanati; resta solo, in disparte, un antico amante. Il ponte
è aperto e sgombro. Invitati da queste foto, vi saliranno per incontrarla
persone che non riusciamo a immaginare. Meglio per lei.
Daniele Gambarara
Prof. ordinario di Filosofia del Linguaggio
Università della Calabria
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