venerdì 17 giugno 2011
Festa del Solstizio d'Estate 2011, Castello di Rende
La Festa del Solstizio, il 21 giugno di quest’anno, si festeggia nel centro storico di Rende, all’interno della splendida cornice del Castello Normanno (ex municipio): il professore di Astronomia dell’Unical Franco Piperno ed il Gruppo Astrofili Menkalinan saranno con laser e telescopi sul tetto del Castello a partire dalle ore 21 con tutti gli appassionati e i curiosi per una visita guidata nel cielo stellato. La Festa, organizzata dall’Associazione Culturale Entropia in collaborazione con il Comune di Rende e l’Università della Calabria nei suoi dipartimenti di Fisica e Scienze dell’Educazione, saluta l’arrivo dell’estate e diventa occasione per narrare leggende e miti, per studiare il cielo e le costellazioni, per avvicinare grandi e piccini alla scienza, per riscoprire la bellezza dei luoghi. Il tutto, naturalmente, accompagnato dalla musica. Il centro storico di Rende, con le sue bellezze naturali ed architettoniche, si presta perfettamente a questo scopo, in particolare per il suo Castello che, dopo il trasloco del municipio, inaugura così una nuova vocazione, quella di centro culturale aperto all’innovazione e all’interazione con la vicina università. Per l’occasione, l’amministrazione comunale metterà a disposizione un bus navetta per gli studenti, che dalle ore 21 alle ore 24 farà la staffetta dalle pensiline Unical al centro storico. Saranno inoltre in funzione le scale mobili per coloro che vorranno arrivare in auto, per evitare di intasare il centro storico di automobili.
Il cambio di direzione che il sole compie tra il 21 e il 22 giugno, riprendendo la sua corsa sull'orizzonte, viene salutato da sempre come l'inizio di un nuovo periodo di vita. Questo giorno, detto solstizio estivo, è ancora oggi ricordato e atteso, in quanto primo giorno d'estate, ed è associato alla magica festa di San Giovanni Battista. Il sole, per l'uomo principale fonte di vita, raggiunge la sua massima inclinazione positiva rispetto all'equatore celeste, muta il suo cammino sull'orizzonte e sembra fermarsi ("sosta" di qui "solstizio") per alcuni giorni in un punto preciso, sorgendo e tramontando sempre nella stessa posizione, finché, il 24 giugno (e il 25 dicembre) ricomincia a sorgere, giorno dopo giorno sempre più a sud sull'orizzonte (a giugno, e sempre più a nord a dicembre), determinando in maniera graduale l'allungarsi o l'accorciarsi delle giornate.
Fin dall'antichità gli uomini si erano resi conto di questi cambiamenti e avevano celebrato l'evento con diversi festeggiamenti. Gli antichi greci chiamavano il solstizio estivo "Porta degli uomini", poiché, nella loro mitologia, era il momento in cui le anime uscivano dalla caverna cosmica. I solstizi erano anche festeggiati dalle grandi civiltà dell'America precolombiana, in Perù per esempio, il dio sole, Inti, che era anche l'Imperatore, riceveva grandi sacrifici di animali ed offerte naturali, in modo propiziatorio perché i raccolti estivi fossero abbondanti. La religione cristiana, conscia della portata di questi festeggiamenti, si preoccupò fin dai suoi inizi di acquisire le date dei festeggiamenti, sovrapponendoli con solenni celebrazioni. E nella festa di San Giovanni convergono i riti indoeuropei e celtici esaltanti i poteri della luce e del fuoco, delle acque e della terra feconda di erbe, di messi e di fiori. Tali riti antichi permangono, differenziandosi in varie forme, nell'arco di duemila anni, benché la Chiesa ostinatamente abbia tentato di sradicarli, o perlomeno di renderli meno incompatibili con la solennità e si esauriscono soltanto con la sistematica repressione dei governanti laici dell'Italia unita: nelle zone rurali si mantengono tuttavia i riti più semplici e naturali, propri della società contadina e pastorale.
“Secondo la profezia – scrive nel suo romanzo il calabrese Edoardo Surace - in quel lontano solstizio d’estate, nella Calabria del XVI secolo, l’impossibile sarebbe diventato possibile. Fenomeni naturali e astrali favorevoli avrebbero determinato la fine dell’immobilismo e indicato ai calabresi la strada per liberarsi dalla stretta mortale del viceregno aragonese e la via maestra per la redenzione e il riscatto da tutti i loro mali oscuri”. Non abbiamo notizie certe sulla ricorrenza di una tale festa in Calabria, ma è senz’altro vero che negli ultimi anni la Festa del Solstizio sta conoscendo una forte riscoperta (si pensi al raduno di Stonehenge nel sud dell'Inghilterra con visitatori da tutto il mondo), e non solo nell’Europa settentrionale. In Italia, diverse città organizzano feste di piazza e notti bianche: in Calabria la festa si tiene abitualmente a Cosenza da ormai sei anni, e lo scorso anno l’evento ha contagiato anche altri luoghi della Calabria.
La nostra galassia, quella che chiamiamo Via Lattea, per i greci rappresentava il latte versato da Era mentre allattava Ercole. Quest'ultimo infatti, era figlio di Zeus ed Alcmena la quale, per paura di ritorsioni da parte della consorte del re degli dei, lo abbandonò subito dopo la nascita. Zeus, che teneva molto al neonato, fece in modo con la complicità di Atena che la moglie stessa lo trovasse fra i campi, e inteneritasi prese ad allattarlo rendendolo immortale.
Una parte importante occupano nell'astronomia quei miti e quelle leggende, frutto della fantasia, con cui spesso gli antichi spiegavano i fenomeni astronomici e naturali, quasi a volerne dominare le cause e gli effetti. Essi, non essendo il mito intrinsecamente legato allo studio del cielo, erano frutto dell'approccio con il mondo esterno ed i suoi pericoli. Così apparivano in cielo eroi e dei, che in un modo o nell'altro accompagnavano la quotidianità dell'uomo antico.
I primi furono i babilonesi che sulla base dell'osservazione celeste trassero dei segni per l'interpretazione dell'avvenire, poi fu la volta degli egizi. Ognuno con le proprie divinità ed i propri eroi, ai quali si trovava comunque un posto ed un ruolo nel firmamento. Importando i loro studi astronomici i greci adattarono alla propria cultura mitologica le conoscenze dei loro predecessori, e stilarono così i primi cataloghi stellari adeguando i nomi dei corpi celesti alle loro tradizioni. Nacquero allora tutta una serie di costellazioni, pianeti e altri corpi celesti, ognuno dei quali impersonava i personaggi cari all'immaginario collettivo degli antichi. Tutto ciò rende particolarmente suggestiva la volta celeste facendola diventare un palcoscenico in cui si esibiscono eroi e divinità, protagonisti principali di leggende lontane nel tempo.
Questo è il punto di partenza per l’osservazione del cielo che si svolgerà sul tetto del Castello e verrà guidata dai giovani astronomi dell’Università della Calabria, anche con l’ausilio di telescopi, laser e proiettori, in modo da rendere più facile l’orientamento ad occhio nudo. Questa lezione verrà ripetuta ad intervalli regolari nell’arco della notte, in modo da rendere anche conto dello spostamento degli oggetti sulla volta celeste.
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