lunedì 25 settembre 2017
domenica 7 maggio 2017
Il movimento del '77 quarant'anni dopo. Rassegna di film dal 12 maggio al DAM dell'Unical
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“Uno strano
movimento di strani studenti”: così viene definito all’alba del ‘77 il Movimento
che irrompe in Italia sotto forma di contestazione studentesca (contro la
circolare Malfatti che cancella il piano di studi libero introdotto dal ’68) ma
da subito svela la natura composita del “soggetto” che scende in piazza,
formato da liceali e universitari, e proletari, operai, femministe, indiani
metropolitani. Un soggetto rivoluzionario che trova il suo comun denominatore
nella rottura definitiva con la sinistra istituzionale (che culminerà nella
cacciata di Lama, segretario generale della Cgil, da La Sapienza di Roma occupata)
e nel rifiuto di farsi istituzione a sua volta. Anno di fortissime tensioni e
di manifestazioni di piazza che sfociano puntualmente nella guerriglia urbana,
il ‘77: la violenza verrà teorizzata ed assunta da una parte del movimento come
necessaria alla trasformazione dello Stato presente. Sarà questa la sua fine, nell’autunno,
fra lotta armata ed eroina, ma il riflusso non cancellerà l’innovazione sociale
prodotta da quel movimento. Il rifiuto del lavoro salariato e
l’autorganizzazione della cooperazione, la nascita delle radio libere e dei
centri sociali, l’autoproduzione artistica.
mercoledì 5 aprile 2017
martedì 4 aprile 2017
Al DAM la terza edizione del Laboratorio di Teatroterapia
L’Associazione Culturale Entropia in collaborazione con l’Associazione culturale e teatrale Maschera e Volto organizza a partire dal 19 aprile 2017 al DAM dell’Università della Calabria un laboratorio di teatroterapia a cura di Imma Guarasci*, teatroterapeuta, regista e attrice.
La teatroterapia, nata come attività formativa, ha come obiettivo l’utilizzo del teatro come strumento di ricerca del benessere e quindi di terapia. In realtà questa disciplina si rivolge a TUTTI ed intende fornire uno strumento in più, un calco per dare “forma” all’individuo che voglia intraprendere un percorso interiore. Il laboratorio si propone di divenire un momento di verifica del proprio percorso personale ed uno strumento dello stato sociale; attraverso nuove metodologie teatrali; le tematiche proposte saranno analizzate e finalizzate ad uno studio e ad una educazione dell’attore sociale. Attraverso la teatroterapia il mondo sociale e la terapia incontrano il rito teatralizzato, che consente all’unità corpo-mente conscio ed inconscio, staticità e movimento, di prendere forma. Si configura, così un percorso progettato, studiato, sperimentato, nel quale la danza diviene momento di scarico delle tensioni fisiche, la maschera trascende il proprio essere, ed il recitato funge da elemento simbolico.
martedì 14 marzo 2017
Venerdì di "microteatro" al DAM con "Patres" di Saverio Tavano

PATRES
di Saverio Tavano
con Dario Natale e Gianluca Vetromilo
regia Saverio Tavano
Una produzione Residenza Teatrale Ligeia Lamezia Terme/Scenari Visibili con il supporto della Regione Calabria
Miglior spettacolo festival Inventaria 2014
Premio contro le mafie del MEI 2014
Secondo premio al Festival Teatrale di Resistenza Museo Cervi
Patres nasce dall'intento di analizzare il rapporto tra padri e figli, intendendo la figura genitoriale come un riferimento ad ampio raggio. ...
Questo è il tempo dell'assenza del padre, una figura che ha sempre avuto l'atavico compito di trasmettere la conoscenza, la memoria del passato.
Non esistono più padri politici, padri spirituali, padri maestri; latitano o sono divenuti compagni di gioco dei loro figli. I figli tentano invano di colmare questa mancanza, in una condizione di attesa, di sospensione, di impasse. Siamo tutti figli in attesa... aspettiamo.
Un giovane Telemaco di Calabria attende da anni il ritorno di suo padre, paralizzato dall'attesa, davanti all’orizzonte che può solo immaginare dal buio della sua cecità, attende su una spiaggia bagnata dal Mar Tirreno, mette le mani avanti per vedere l’orizzonte, si rivolge verso il mare e aspetta che questo padre ritorni. È il mare che scandisce e accompagna la vita di questo figlio incapace di vedere come di andare, in attesa di un padre che invece non è in grado di restare/tornare a casa, in una terra ostile. Un “Pater” che lega il figlio ad una corda perché altrimenti potrebbe perdersi, incapace di stargli accanto, non ritrova il coraggio della testimonianza e la forza della trasmissione.
Telemaco dalla lunga attesa, non aspetta un Godot, aspetta realmente qualcuno e l’attesa è dinamica, come un'erranza, un rischio.
Goethe afferma che l'eredità sta in un movimento di riconquista, vero erede è un orfano a cui nessuno garantirà nulla. Ereditiamo il niente, ma non proveniamo dal niente, occorre quindi recuperare il nostro scarto col passato.
Capienza limitata - Si consiglia di prenotare - Info 347.2273893 - microteatro.dam@gmail.com
Questo è il tempo dell'assenza del padre, una figura che ha sempre avuto l'atavico compito di trasmettere la conoscenza, la memoria del passato.
Non esistono più padri politici, padri spirituali, padri maestri; latitano o sono divenuti compagni di gioco dei loro figli. I figli tentano invano di colmare questa mancanza, in una condizione di attesa, di sospensione, di impasse. Siamo tutti figli in attesa... aspettiamo.
Un giovane Telemaco di Calabria attende da anni il ritorno di suo padre, paralizzato dall'attesa, davanti all’orizzonte che può solo immaginare dal buio della sua cecità, attende su una spiaggia bagnata dal Mar Tirreno, mette le mani avanti per vedere l’orizzonte, si rivolge verso il mare e aspetta che questo padre ritorni. È il mare che scandisce e accompagna la vita di questo figlio incapace di vedere come di andare, in attesa di un padre che invece non è in grado di restare/tornare a casa, in una terra ostile. Un “Pater” che lega il figlio ad una corda perché altrimenti potrebbe perdersi, incapace di stargli accanto, non ritrova il coraggio della testimonianza e la forza della trasmissione.
Telemaco dalla lunga attesa, non aspetta un Godot, aspetta realmente qualcuno e l’attesa è dinamica, come un'erranza, un rischio.
Goethe afferma che l'eredità sta in un movimento di riconquista, vero erede è un orfano a cui nessuno garantirà nulla. Ereditiamo il niente, ma non proveniamo dal niente, occorre quindi recuperare il nostro scarto col passato.
Capienza limitata - Si consiglia di prenotare - Info 347.2273893 - microteatro.dam@gmail.com
mercoledì 8 marzo 2017
San Fili soundscaping, sabato sera di musica nel microteatro del DAM
SAN FILI SOUNDSCAPING
piccola indagine psico-antropologica condotta in musica
piccola indagine psico-antropologica condotta in musica
con
Mirko Onofrio / flauti, composizioni
Paolo Presta / fisarmonica
"Si tratta di un corpus di otto composizioni strumentali originali per flauto e fisarmonica che ha come matrice narrativa e simbolica un paese, San Fili. Quando un luogo ti reclama più volte, mandando in fumo i tuoi piani di fuga, accade per una ragione che merita evidentemente di essere indagata a fondo e senza pregiudizi. Da sempre San Fili, mio paese d'origine paterna, ha avuto un ruolo importante nello sviluppo della mia immaginazione; l'infanzia che vi ho trascorso è stata indelebilmente segnata da una mitologia che continua a pulsare in vicoli, vecchie case, ... piazzette, boschi e montagne in cui spesso mi sono perso solitario per assorbirne le energie tutte speciali come anticorpi spirituali per affrontare una realtà che, nel corso del tempo, si è rivelata sempre più inattendibile e vacillante. Sia chiaro che non vuole essere una superficiale operazione folkloristica o di autocompiacimento nostalgico ma piuttosto una sorta di indagine psico- antropologica condotta in musica in cui i diversi elementi archetipici in gioco hanno la funzione di "risvegliare" vecchi fantasmi, buoni o cattivi, per tornare a dar loro un senso e un ruolo in quello che è un percorso di vita personale e una ricerca identitaria".
Mirko Onofrio / flauti, composizioni
Paolo Presta / fisarmonica
"Si tratta di un corpus di otto composizioni strumentali originali per flauto e fisarmonica che ha come matrice narrativa e simbolica un paese, San Fili. Quando un luogo ti reclama più volte, mandando in fumo i tuoi piani di fuga, accade per una ragione che merita evidentemente di essere indagata a fondo e senza pregiudizi. Da sempre San Fili, mio paese d'origine paterna, ha avuto un ruolo importante nello sviluppo della mia immaginazione; l'infanzia che vi ho trascorso è stata indelebilmente segnata da una mitologia che continua a pulsare in vicoli, vecchie case, ... piazzette, boschi e montagne in cui spesso mi sono perso solitario per assorbirne le energie tutte speciali come anticorpi spirituali per affrontare una realtà che, nel corso del tempo, si è rivelata sempre più inattendibile e vacillante. Sia chiaro che non vuole essere una superficiale operazione folkloristica o di autocompiacimento nostalgico ma piuttosto una sorta di indagine psico- antropologica condotta in musica in cui i diversi elementi archetipici in gioco hanno la funzione di "risvegliare" vecchi fantasmi, buoni o cattivi, per tornare a dar loro un senso e un ruolo in quello che è un percorso di vita personale e una ricerca identitaria".
(M. Onofrio)
martedì 7 marzo 2017
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