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lunedì 27 maggio 2013

Liberare la voce naturale, laboratorio al DAM

“Liberare la voce naturale” è il titolo del seminario-laboratorio organizzato dall’Associazione culturale Conimieiocchi che si tiene questa settimana (dal 27 maggio all’1 giugno) presso il DAM dell’Unical sotto la guida di Margarete Assmuth (nella foto), cantante lirica e voice trainer per attori, insegnante dal 2009 presso la scuola internazionale di Cinema e Televisione NUCT a Cinecittà. 
Il corso introduttivo al “metodo Linklater” consiste in una serie di esercizi strutturati in progressione. Il loro obiettivo è quello di sciogliere quelle tensioni che inibiscono la voce e di tonificare immaginazione, intelletto e corpo al fine di rendere la persona disponibile alla piena espressione di pensieri ed emozioni. E’ un’architettura funzionale ed organica che parte dal rilassamento per raggiungere la potenza della capacità respiratoria e la complessità dell’espressione vocale, estensione e articolazione. A tal fine il lavoro, a partire da osservazioni e conoscenze scientifiche, è sempre soprattutto rivolto alla dinamica comunicativa come desiderio ed espressione di un impulso. 
Il laboratorio è intensivo e a numero chiuso, ma su richiesta è ammessa la partecipazione in veste di uditori.

venerdì 3 maggio 2013

Al DAM la mostra fotografica di Gianclaudio Curia

Sarà inaugurata il prossimo mercoledì 15 maggio alle ore 17 presso il DAM (Ed. Polifunzionale UNICAL), in presenza del suo autore, la mostra fotografica di Gianclaudio Curia dal titolo "Trenta volte più Unical che rara". La mostra, organizzata dall'Associazione Culturale Entropia, resterà aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 18, fino alla fine del mese. 
Di seguito, la presentazione a cura del Prof. Daniele Gambarara.

Gianclaudio Curia espone trenta foto dell’Università della Calabria. Ogni singola immagine è di grande qualità tecnica e suggestiva, e merita che ci si fermi davanti a lungo.
A percorrerle tutte, una dopo l’altra, mi sembra che ne emerga una storia, e proverò qui a raccontarla brevemente.

Lei ha da poco compiuto quarant’anni. E’ molto bella. Le persone che passando la incrociano girano la testa per continuare a guardarla. Ha da sempre molti innamorati – dichiaro apertamente che io sono uno di questi. Ma negli ultimi tempi in numero crescente essi se ne dicono delusi – e qui invece io non sono fra quelli. Certo, chi l’ha conosciuta presto prova un soprassalto di ammirazione nostalgica, di fronte alle foto di quando era giovanissima e ribelle, e ostentava provocatoriamente tatuaggi irriverenti (qui sono le prime dieci immagini). Secondo me, è la nostalgia per la nostra gioventù, e non per la sua, che si esprime in questo rimpianto.
Qualcuno di voi ha l’impressione di aver già visto qualcuna di queste foto? Ha ragione, perché sono già state oggetto di una mostra. Con una differenza però: le ha viste in bianco e nero, perché per il loro autore il colore della speranza è l’assenza di ogni colore, e quindi la possibilità di immaginare le cose con i colori che noi vogliamo. Oggi il loro recuperato colore ci avverte che quel tempo è finito.

Il fine di ogni organismo vivente è crescere e maturare. La bellezza e la speranza della metamorfosi, dell’incipiente maturazione, qui sono rappresentate nelle dieci foto centrali. Non a caso sono esse ora ad essere in bianco e nero. Non sarà forse un caso neppure che siano le uniche in cui si intravvedono figure umane.  Ci mostrano ciò che vede un innamorato quando dice: “Vedi, eravamo felici, e non lo sapevamo, avevamo ancora speranza di un futuro di un altro colore”.

Ma in quell’ “ancora” si annida già il pensiero velenoso dell’”oggi non più”. E le ultime dieci foto, che la raffigurano appunto come lei è oggi, matura e conscia di esserlo, infatti no, non sono in bianco e nero, e non sono abitate.
Non sono in bianco e nero, ma i suoi colori sono i suoi, e sono indimenticabili. Il suo vero mascara spiazza e cancella i falsi sogni di acqua e sapone di chi la vorrebbe incerta e plasmabile. Non esibisce più i suoi tatuaggi, ma li ha conservati, se si sa dove sbirciare. E non vi sono persone, perché i suoi nuovi innamorati devono ancora arrivare. Gli innamorati vecchi e delusi si sono allontanati; resta solo, in disparte, un antico amante. Il ponte è aperto e sgombro. Invitati da queste foto, vi saliranno per incontrarla persone che non riusciamo a immaginare. Meglio per lei.

Daniele Gambarara
Prof. ordinario di Filosofia del Linguaggio
Università della Calabria